(Rough) Translator

31 agosto 2010

Quello che gli altri non vi diranno su _Balaur bondoc_ Csiki, Vremir, Brusatte & Norell 2010



...hypertrophied coracoid tubercle*; sinuous ridge on lateral surface of distal humerus extends for 1∕3 of the length of the bone*; prominent ridge on medial surface of distal half of humerus*; anterior surface of ulna flattened and bisected by longitudinal ridge*; fused carpometacarpus; reduced, splint-like metacarpal III*; mc III contacting mc II distally, buttressed by overhanging ridge on mc II*; distal articular surface not extending onto plantar surfaces of metacarpals I and II; manual ungual II with Y-shaped lateral and medial grooves*; phalanges of manual digit III reduced and digit nonfunctional; extremely retroverted pubes and ischia whose long axes are nearly horizontal*; pubic peduncle laterally everted such that broad cuppedicus fossa faces laterally and dorsally*; pubis reoriented so that lateral surface faces ventrally and pubic tubercle located directly below acetabulum*; ischial obturator tuberosity expressed as enlarged, thin flange that contacts or nearly contacts pubis ventrally*; tarsometatarsus substantially wider (1.5×) than distal tibiotarsus*; fused metatarsus (mt II-V); robust ridges on plantar surfaces of metatarsals II-IV*; metatarsals II and III not ginglymoid; articular region of mts II-III narrower than entire distal end*; first digit of pes functional with enlarged phalanges but vestigial metatarsal I*; and short, hook-like mt V.
 Diagnosi di Balaur (da Csiki et al. 2010). Notate le numerose caratteristiche "aviane" (giallo)

Dato che in rete troverete sicuramente molti link e siti che vi parleranno della recente pubblicazione di Balaur, penso che un mio contributo "non-allineato" sarà sicuramente più interessante.

Coming Soon: Lo Straordinario _Balaur_!

I festeggiamenti per Neptunidraco hanno dirottato il blog fuori dai suoi territori. Tuttavia, citando Steve Brusatte, i metriorhynchidi possono essere considerati "i theropodi del mare" (Brusatte, 2010, pers. com.), quindi, non abbiamo sconfinato troppo.
Per colmare la grande lacuna di un anno prettamente ceratopsiano e un po' metriorhynchide ci pensa un nuovo straordinario theropode, del quale per ora allego solo questa immagine: come vedete, è un deinonychosauro con una conformazione del piede inattesa (o quasi) e davvero molto intrigante, battezzato Balaur.
Il piede dell'olotipo di Balaur (fonte: National Geographic Society)
Prossimamente, su Theropoda!

27 agosto 2010

_Neptunidraco ammoniticus_ - Sesta Parte: Ecologia di un Predatore Giurassico

Chi segue Theropoda.blogspot dalle origini, sa che io sono un acerrimo nemico ed un allergico acuto della "paleoetologia all'acqua di rose", ovvero, del modo disinvolto e ottusamente meccanico di ipotizzare stili di vita per organismi fossili sulla base di pochi dati, da presunte analogie con taxa moderni o per semplicistiche comparazioni di pochi tratti anatomici (quasi sempre, la forma di denti e artigli). La paleontologia ha dei limiti, oltre i quali si finisce nella mitologia e nel fantasy. L'ecologia e l'etologia dei fossili sono ricostruibili, ma solo nei limiti delle componenti fossilizzabili. Preferisco analizzare ipotesi biomeccaniche improbabili ma nondimeno testabili piuttosto che fantasiosi modelli che non potremo mai osservare in un fossile. 
Tornando a Neptunidraco, cosa possiamo ricostruire della vita ormai perduta di questo metriorhynchide? Come avrete visto dai precedenti post, un'analisi di dettaglio ha permesso di ricostruire parte della sua anatomia, la sua probabile storia evolutiva, e di ricavare la sua antichità.
In che ambiente viveva? Di cosa si nutriva? Anche a queste domande abbiamo dato risposta (Cau & Fanti, 2010), nei limiti di ciò che la paleontologia permette di dire in modo sensato.

26 agosto 2010

Il Vincitore di "Indovina Metriorin(Chi)"

In un precedente post, ho indetto un concorso per indovinare l'ormai noto nome del "Coccodrillo di Portomaggiore".
I partecipanti, e rispettive proposte, sono stati:

Prolagus con Italosuchus longirostris
Erodoto con Findosuchus darwinius
MacKlaus con Metriorhynchus italicus
Julian con Thalassochampsa portomaggiorensis
Alessio/Delta con Poseidosuchus aemilianus
Fuori concorso:
Simone Maganuco con Trasversuschus sp.

 Il vincitore è...

24 agosto 2010

_Neptunidraco ammoniticus_ - Quinta Parte: Un nuovo tassello nell'evoluzione dei Metriorhynchoidi

Prima del nostro studio che istituisce Neptunidraco ammoniticus (Cau & Fanti, 2010), l'esemplare del "coccodrillo di Portomaggiore" era stato attribuito a taxa di Metriorhynchidae precedentemente istituiti:
  • Vignaud (1995) attribuisce l'esemplare al geosaurino basale Suchodus brachyrhynchus (ai tempi, classificato come specie interna al genere Metriorhynchus, questo ultimo inteso - nella accezione pre-cladistica - come un contenitore parafiletico per quasi tutti i metriorhynchidi basali).
  • Young and Andrade (2009), lo attribuiscono ad una specie non determinata di Geosaurus, sulla base di un'ampia analisi filogenetica, nella quale il fossile italiano era stato inserito basandosi solamente sulle 2 lastre di Bologna e sulla breve descrizione di Leonardi (1956).

22 agosto 2010

_Neptunidraco ammoniticus_ - Quarta Parte: Nuova specie in nuovo genere

La diagnosi di Neptunidraco ammoniticus: un mix di autapomorfie (2, 3) ed una combinazione unica di caratteri (1 + 4 + 5 + 6) 
Nei precedenti post, ho mostrato che il "coccodrillo di Portomaggiore" è un fossile di un rettile marino vissuto a metà del Giurassico Medio, e che conserva parte del cranio, la mandibola e le vertebre del collo. Su quali basi scientifiche possiamo affermare con sicurezza che esso appartiene ad una specie fino ad ora sconosciuta, ora chiamata Neptunidraco ammoniticus, e non, invece, ad una specie già precedentemente istituita? Innanzitutto, il fossile è attribuibile senza dubbio ad un coccodrillo Metriorhynchoidea sulla base di tre caratteri presenti nel fossile, esclusivi di questi rettili marini:

21 agosto 2010

_Neptunidraco ammoniticus_ - Terza parte: L'Antichità del Drago

In quale punto della Formazione del Rosso Ammonitico (e del Tempo Profondo) si colloca Neptunidraco?
Il Tempo (inteso come Tempo Profondo) è una delle dimensioni fondamentali dalla Paleontologia. Non esiste Paleontologia senza una misura del Tempo (Profondo). Un fossile che non può essere datato (collocato in un intervallo di tempo il più possibile preciso e limitato) è un oggetto paleontologico di serie B (o peggio, non ha alcun valore paleontologico).
In Paleontologia, esistono due modi per collocare un fossile nel Tempo Profondo:
  1. Si può determinare l'età Assoluta del fossile, ovvero, a quanti anni nel passato risalga. Questo modo richiede il campionamento di determinati elementi dotati di caratteristiche che variano in modo misurabile con il passare del tempo. I migliori candidati per una datazione assoluta sono alcuni isotopi di elementi chimici, che si trasformano in altri elementi con un preciso tempo (detto, "tempo di dimezzamento"), regolato da precisi fenomeni di fisica nucleare: in breve, misurando le proporzioni di queste sostanze è possibile misurare il tempo trascorso.
  2. Si può determinare l'età Relativa del fossile, ovvero, si può stabilire in quale intervallo stratigrafico della Scala Geocronologica deve essere collocato il fossile.
Ad esempio, la datazione assoluta di Tyrannosaurus rex è di circa 67-65 milioni di anni fa; mentre la sua datazione relativa è la parte superiore del Piano Maastricthiano del Periodo Cretacico dell'Era Mesozoica. In generale, le due datazioni sono correlate, ovvero, la determinazione di una delle due comporta, con buona approssimazione, la determinazione anche dell'altra.
Qual'è la datazione di Neptunidraco ammoniticus?

19 agosto 2010

The Last Rauisuchid

Davide Bonadonna mi segnala uno sciagurato incidente avvenuto durante la realizzazione del video linkato qui.
Tutti i tentativi di rianimare l'animale sono stati vani.

18 agosto 2010

_Neptunidraco ammoniticus_ - Seconda Parte: Scansioni di Roccia per un puzzle 3D

Serie di scansioni, parallele tra loro lungo un asse perpendicolare alle sezioni, di una TAC su una testa umana
Immaginate di essere degli investigatori, ingaggiati per identificare un personaggio misterioso, e che, come unici indizi, abbiate a disposizione alcuni fotogrammi di una TAC (tomografia assiale computerizzata) realizzata sulla testa del vostro mister X. Frustrante, vero? Probabilmente, riterreste l'impresa quasi impossibile... 
Ebbene, un'impresa simile è accaduta a me e Federico Fanti, nel tentativo (che riteniamo riuscito) di dare un senso alle quattro lastre che compongono il fossile del primo metriorinco italiano, Neptunidraco ammoniticus. Infatti, mentre la maggioranza dei resti fossili su lastre sono simili a pezzi sfusi di un puzzle, ovvero, sono parti separate appartenenti ad uno stesso piano, le quattro lastre di Neptunidraco corrispondono invece a quattro piani distinti nello spazio, quattro piani di taglio, paralleli tra loro. Di fatto, l'olotipo di Neptunidraco è una "TAC fossile", impressa nel marmo.
Ovviamente, si tratta del genere di sfida a cui un Raider of the Lost Taxa non può rinunciare di partecipare...

17 agosto 2010

_Neptunidraco ammoniticus_ Cau & Fanti (2010), il più antico metriorhynchide conosciuto! - Prima Parte

Le quattro lastre dell'olotipo di Neptunidraco ammoniticus 

Finalmente, il nostro travagliato metriorhynchide ha finalmente un nome scientifico ufficiale:  
Neptunidraco ammoniticus,
letteralmente, "Il Drago di Nettuno dalla Formazione del Rosso Ammonitico" (Cau & Fanti, 2010).
Già dal nome del taxon, nuovo ed inedito, capite che l'esemplare:
-è diagnosticabile a livello di specie
-non è riconducibile ad alcun genere o specie già precedentemente istituita
Inoltre, come si legge dal titolo del post (e dell'articolo pubblicato su Gondwana Research), esso è il metriorhynchide più antico finora conosciuto. Già da queste poche righe, capite che esso è quindi un esemplare molto interessante e significativo non solo a livello italiano, nonostante la frammentarietà. 
Ma come siamo giunti a tutte queste conclusioni?

16 agosto 2010

Paleo-friends

In questo breve video realizzato da Andrea Pirondini, vediamo e sentiamo Simone "Spinosaurus" Maganuco che ci parla di crurotarsi e Davide Bonadonna con una sua opera in preparazione (ed a blocchi) a tema, appunto, crurotarsiano: Postosuchus. Con amici così, è sempre uno spasso anche solo andare a spasso. :-)

15 agosto 2010

Piccolo kit di sopravvivenza per i futuri post: Metriorhynchoidea per principianti

Due gruppi di coccodrilli marini thalattosuchi: Pelagosaurus (A) e Cricosaurus (B). Notare come il metriorhynchoide (B) abbia una forma molto differente rispetto al "coccodrillo classico"
Questo post è un breve compendio sui concetti generali relativi al clade Metriorhynchoidea che vi aiuterà ad apprezzare appieno i futuri post in preparazione. Per chi non fosse aggiornato, mi riferisco a questo. Buona parte delle informazioni è tratta da Young et al. (2010) che ha analizzato e revisionato nel dettaglio la biologia, ecologia, sistematica ed evoluzione dei metriorhynchoidi.

12 agosto 2010

Grigio epilogo per il Serpente Arcobaleno

Ho già trattato in passato di una piccola tibia d'opale dal Cretacico Inferiore dell'Australia, olotipo di Kakuru (post dedicato a lui, post che ne parla nel contesto dei theropodi australiani).
Esso è stato rivalutato recentemente da Barrett et al. (2010). Gli autori non identificano nel fossile un esemplare valido per istituire un taxon (in questo caso, Kakuru), dato che non sono identificabili caratteri diagnostici né una combinazione unica di caratteri. 
Sulla base dei caratteri presenti nel fossile, essi lo attribuiscono unicamente a Tetanurae indet., e considerano Kakuru kujani come un nomen dubium (ovvero, associato ad un fossile non diagnostico a livello di specie).

Ringrazio Roger Benson per avermi inviato una copia dell'articolo di cui è co-autore.

Bibliografia:
Barrett PM, Kear BP, Benson RBJ. 2010. Opalized archosaur remains from the Bulldog Shale (Aptian: Lower Cretaceous) of South Australia. Alcheringa 34, 1-9.

10 agosto 2010

Addio al “Coccodrillo di Portomaggiore”


Per la prima volta, un'immagine che mostra assieme le quattro lastre che compongono il "coccodrillo di Portomaggiore". In alto, le due lastre di Bologna; in basso, le due lastre di Ferrara. (Foto di A. Pirondini)

Questo è l’ultimo post dedicato al “Coccodrillo di Portomaggiore”. L’ultimo perché, dal prossimo di questa serie “coccodrillesca”, il fossile potrà essere chiamato col suo nome scientifico ufficiale. Prima di ciò, è bene che ripercorriamo la storia di questo fossile, così che potrete apprezzare appieno l’appassionante ricerca che, negli ultimi 12 mesi, ha coinvolto me, Federico Fanti ed alcuni amici, tra cui merita una menzione speciale Andrea Pirondini.

Billy & il Clonesauro - Reloaded: Attenti agli hadrosauridi (Billy&Clo. 3)!

Scena da Jurassic Park III (2001)
Un paleontologo deve sempre essere attento ai dettagli. Spesso, piccoli dettagli marginali sono fonte di interessanti conseguenze. Ad esempio, può capitare che una scena molto breve di un film molto brutto sia la fonte di ricche considerazioni sui dinosauri e sul nostro modo di vederli e rappresentarli.
Devo smentirmi: avevo scritto in passato che non mi sarei mai occupato del terzo film della trilogia di Billy & il Clonesauro, perché esso non rientrava nei miei propositi (regolarmente fraintesi da alcuni lettori), ovvero, la discussione della concezione paleontologica alla base dei dinosauri presenti in quei film. Il terzo film, infatti, è chiaramente distinguibile dai precedenti (sopratutto il primo), dato che non presenta una marcata connotazione di qualche modello paleontologico (se si fa eccezione per la palese manifestazione delle concezioni Horneriane relative all'ecologia di Tyrannosaurus, temi che ho già discusso in passato). Pertanto, dato che quasi tutti i commentatori di quel film si sono soffermati proprio su quei temi (sebbene spesso in modo impreciso, ingenuo e "fazioso"), ritenevo che gli argomenti su quello che (senza dubbio) è il meno interessante dei 3 film potessero chiudersi là. Tuttavia, recentemente ho rivisto una breve scena del film che merita di essere analizzata e tradotta in un post (che spero troverete interessante ed istruttivo). 
DISCLAIMER. Come sempre, ripeto per evitare fiumi di polemiche futili: qui non parlo dei film, ma della paleontologia che, più o meno consapevolmente, gli autori del film (ed i loro consulenti scientifici, quando presenti) hanno trasmesso ad un pubblico formato in grandissima parte di persone che, non essendo paleontologi, non dispongono di strumenti concettuali adeguati per distinguere tra scene scientificamente plausibili e scene solo apparentemente realistiche ma prive di reale sostegno scientifico (quindi, dei miti). 

04 agosto 2010

_Chromogisaurus novasi_ Ezcurra (2010) ed il destino di _Agnosphitys_

La zona basale di Saurischia (ovvero, l'insiema parafiletico delle specie di saurischi che non sono né neotheropodi né sauropodomorfi strettamente quadrupedi o graviportali) è molto interessante, e filogeneticamente intricata. In particolare, la base più basale (sic) di Sauropodomorpha è un'area dell'albero che in questi anni si sta lentamente colmando, grazie a nuovi taxa che mostrano la condizione più ancestrale della linea che porta ai veri sauropodi. Avevo già parlato di questi temi introducendo Panphagia.  In questi giorni, è stato pubblicato un nuovo sauropodomorfo molto basale, che incrementa la nostra conoscenza dalla base del sister-taxon di Theropoda.

03 agosto 2010

Per favore, ignorate la tassonomia di Paul (2010)!

Che Gregory S. Paul sia un mito della paleoarte è un fatto indiscutibile. Che il suo stile abbia influito e influisca ancora moltissimo è un merito che sancisce la sua eccellente maestria nel rendere visivamente le sue concezioni paleontologiche. Tuttavia, e lo dico con il massimo rispetto personale, l'eccelsa capacità artistica di Paul gli è servita per imporre e diffondere anche concezioni scientifiche, che, va detto onestamente, sono poco robuste scientificamente. In particolare, Paul ha la tendenza a propagandare una sua personale tassonomia dei dinosauri, che, se diffusa tramite i canali iper-veloci ma ipo-controllabili della rete mondiale, tende a creare solo confusione e cattiva divulgazione, sopratutto tra i non addetti ai lavori. L'esempio più recente è di questi giorni.